(Prima Regionale)
SIPARIO PROSA
di Peter Shaffer
regia Alberto Giusta
con Tullio Solenghi, Aldo Ottobrino, Roberto Alinghieri, Arianna Comes, Davide Lorino, Elisabetta Mazzullo, Andrea Nicolini
scene e costumi Laura Benzi
luci Sandro Sussi
coproduzione Teatro Stabile di Genova e Compagnia Gank
durata 120 minuti + intervallo
«“Amadeus” è un capolavoro di modernità vestita con gli abiti del Settecento» annota Alberto Giusta, accingendosi a mettere in scena – con Tullio Solenghi nel ruolo di Salieri e Aldo Ottobrino in quello di Mozart –il testo scritto dal britannico Peter Shaffer nel 1978 e portato con grande successo al cinema nel 1984 dal cecoslovacco Milos Forman. Invidia e rabbia, senso d’impotenza e bisogno d’amore, libertà e indignazione. Sono queste le passioni che muovono e agitano i protagonisti di questa vivace e coinvolgente commedia: non solo Salieri e Mozart, ma anche tutti gli altri personaggi che gravitano intorno a loro.
Liberamente ispirato all’atto unico Mozart e Salieri, scritto nel 1830 da Aleksandr Sergeevič Puškin, il dramma è la storia di una feroce gelosia: quella che il compositore italiano Antonio Salieri (1750-1825), maestro di cappella presso la corte asburgica, prova per il genio nascente del giovane Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791), con il quale sa di non poter competere. Una gelosia spinta al punto di usare la propria posizione sociale per distruggere almeno l’uomo Mozart. E Salieri ci riesce. Anche perché Mozart fa di tutto per farsi detestare dal potente musicista di corte, assumendo nei suoi confronti, pur senza rendersene conto, atteggiamenti arroganti e insolenti. Una rivalità, quella tra Salieri e Mozart, che è più nelle opere di Puškin e di Shaffer di quanto fosse stata nella vita reale, perché dalla Storia risulta che alla corte asburgica i due lavorarono sovente insieme e che Salieri, musicista mediocre, fu un buon consigliere del geniale Mozart. Facendo risaltare quella vena drammatica (attraversata dall’ironia) che gli appartiene sotto la veste di attore comico, Tullio Solenghi continua il suo viaggio in compagnia del Teatro Stabile di Genova, accettando la sfida di infondere simpatia in un personaggio fondamentalmente patetico quale Salieri, che in un libero procedere drammaturgico, senza unità di tempo e di luogo, il testo di Shaffer rappresenta ora vecchio e malato, intento a rimuginare sul passato, e ora quasi coetaneo di quell’intemperante genio da lui tanto odiato e ammirato, sino al punto di aver messo in giro la voce infondata di aver assassinato Mozart nel 1791, solo per essere ricordato anche lui dai posteri, se non come grande musicista almeno come assassino di un genio.