“Agè. Storie Vecchie. Le favole come una volta” E’ un’esperienza teatrale per bambini che mescola la tematica delle abe classiche al linguaggio del video-mapping e lega le diverse età della vita.
E’ la prima volta che sperimentate la pratica della residenza artistica? Come definireste quella di Artefici?
Si è la prima volta che sperimentiamo questa pratica che però conosciamo bene, devo dire che la residenza Artefici si presenta come il sostegno ottimale per un processo creativo in atto e che necessita di un contenitore solido per fare un passaggio in più verso la sua definizione. La residenza Artefici è semplicemente perfetta, prevede la possibilità di utilizzare spazi attrezzati fin da subito, il confronto con un tutor esperto che accompagna il lavoro, una retribuzione giornaliera per gli artisti che riconosce il lavoro, e infine il traguardo di un esito finale che serve moltissimo per dare una direzione e un confine definito all’esperienza creativa. Niente da aggiungere e niente da togliere, voglio solo sottolineare in più l’estrema cura e attenzione sia umana che professionale di tutto il gruppo degli Artisti Associati per gli artisti e per il prodotto del loro percorso.
Guardando Agè arrivano al pubblico molti messaggi, che vanno ben oltre quello che lo spettacolo comunica con le parole. Il teatro come spazio di relazione, il teatro che coinvolge e valorizza le persone. E’ così?
Agé è un’idea, un contenitore, il tentativo di chiudere un cerchio che permetta il dialogo tra le generazioni unendo anziani e bambini nello spazio del Teatro, e così facendo si abbracciano tutte le età della vita e tutti gli spettatori vengono coinvolti in modi diversi. Sicuramente il Teatro di Fierascena è un Teatro della relazione, che dalla relazione nasce e che a servizio della relazione si pone, certamente la zona della relazione è quella che valorizza gli esseri umani nella loro unicità e nel loro essere portatori di esperienza, significato, forza vitale e valore per la Comunità. Credo che in questo progetto tutto questo splenda di una luce speciale, la luce che ha ciò che è necessario quando viene illuminato: il lavoro sulla terza età, sull’età anziana, tanto temuta, tanto dimenticata dalla nostra società, il lavoro sul corpo segnato dal tempo, su ciò che ci definisce al di là della nostra prestanza è fondamentale al giorno d’oggi. I bambini recuperano così il loro ruolo di piccoli e gli anziani sono coinvolti in un processo utile che li valorizza, produce bellezza, gioco, magia recuperando il loro ruolo di custodi della memoria e del racconto. I significati che si manifestano in scena dunque sono molteplici dal livello del racconto della fiaba a quello più profondo e rivolto al pubblico adulto di riflessione sul nostro vivere.
Sul palco si mescolano attori professionisti e nonni-attori. Potete raccontarci qualcosa di questi nonni-attori, chi sono, come li avete coinvolti in questo progetto, com’è per loro lavorare su un palcoscenico?
I nonni-attori vivono all’interno della Casa Albergo per anziani Osiride Brovedani
ONLUS. Sono persone che per vari motivi della vita ad un certo punto hanno avuto bisogno di essere accolte in una struttura per essendo autosufficienti e in generale in buona salute, il più giovane del gruppo ha 75 anni. Li abbiamo incontrati e conosciuti proponendo un’esperienza teatrale estiva nel 2016 che ha portato alla creazione di una piccola performance basata sulle interviste che abbiamo fatto loro riguardo alle loro vite: vite interessanti, movimentate, difficili.. la guerra, gli sfollamenti, la povertà, i grandi amori, i figli, le gioie e i dolori. Grazie a questa esperienza si è creato un gruppo solido, affiatato ed entusiasta che ha voluto continuare, da lì siamo partiti nel 2017 con il progetto del racconto delle fiabe in seguito al quale è nata la Compagnia AGÉ Teatro Ragazzi.
Il tema delle fiabe classiche quali opportunità vi apre?
Sicuramente sono un ottimo terreno di lavoro poiché contengono numerosi archetipi che riguardano gli esseri umani indipendentemente dalla loro età: l’amore, la morte, il pericolo, la scelta, la tentazione, la felicità, il rischio sono solo alcuni di questi temi. Le fiabe sono poi risapute e riconoscibili e ci permettono un racconto più snello e libero dall’obbligo della compiutezza scenica totale che perseguiamo invece ad un altro livello: quello del meta-teatro e del meta-racconto che da uno spettacolo così può nascere.
Avete fatto delle scoperte inattese attraverso questa residenza?
Abbiamo scoperto che può funzionare, che il processo, se adeguatamente gestito, non viene intaccato dalla “prestazione” finale, che anzi, tale restituzione diventa catalizzatore e amplificatore del beneficio legato all’esperienza. Abbiamo scoperto che il Teatro è un luogo in cui c’è tanto spazio e ci sono tante risorse per il Teatro sociale e che a vincere è sempre e solo la squadra. Abbiamo scoperto che Fierascena ha tutte le carte in regola per portare il suo lavoro all’interno dei Teatri e che ciò che dobbiamo cercare è solo una realtà che sappia vedere quale e quanto valore artistico e teatrale ci sia in operazioni di questo tipo. Abbiamo scoperto che per recitare con i non-attori, in questo caso i nonni-attori, bisogna essere tecnicamente preparatissimi ma che assolutamente questo non basta. Abbiamo scoperto che lavorare dentro i Teatri ci piace infinitamente, che fare il training dal mattino presto e poi chiudersi in sala per lavorare è la dimensione perfetta che vorremmo vivere tutti i giorni.
Ma forse queste non sono cose così inattese… di inattesa certamente la così grande e vera accoglienza, la cura, lo spazio che questo Ente riesce a creare, uno spazio reale, umano, profondamente necessario e utile.
*Fierascena Compagnia Teatrale è votata al Teatro sociale e di ricerca, che opera a livello locale, nazionale e internazionale avvalendosi di figure professionali esperte nel campo del Teatro e della relazione d’aiuto. Fierascena ha una natura multiforme e realizza progetti di Teatro sociale, interventi in contesti di criticità e di emergenza, percorsi di Teatro di Comunità.