“Graces” è Ispirata all’opera ‘Tre Grazie’ di Antonio Canova, porta in scena 3 corpi maschili, 3 danzatori, 3 divinità e una persona comune che si interroga su identità, società e valore della “diversità”.
Silvia Gribaudi con Siro Guglielmi, Matteo Marchesi, Andrea Rampazzo
Non è la prima volta che sperimenti la pratica della residenza artistica per il progetto Graces, come definiresti quella di Artefici?
In Graces emerge forte il tema della bellezza in una chiave del tutto originale, come mai la scelta di questa tematica?
Nel tuo lavoro si percepisce un’attenzione particolare al corpo, visto nella sua completezza e unicità, e un approccio ad esso non convenzionale. Puoi raccontarci qualcosa di più sul tuo percorso di ricerca?
Qual è il ruolo dello spettatore in Graces?
*Silvia Gribaudi è un’artista torinese attiva nelle arti performative e in progetti di relazione tra la performance dal vivo e il territorio attraverso attenti progetti di comunità che valorizzano le diverse fasce di età dei centri italiani o comunità di italiani all’estero. La formazione è in danza classica e moderna e fino al 2005 fa esperienze in qualità di danzatrice in attività molto diverse che le permettono di acquisire numerose esperienze. Nel 2009 con la performance A Corpo Libero è vincitrice premio pubblico e giuria GD’A Veneto. Vince con la coreografa canadese Tara Cheyenne il Victoria Chrystal Dance Prize 2014 con un sostegno per la nuova produzione “Empty.swimming.pool” a Vittoria – Canada. Nel 2016 e 2017 realizza la nuova performance R.Osa co-produzione con La Corte Ospitale con cui è finalista premio UBU come miglior spettacolo di danza e finalista premio rete critica 2017.