“Graces” è Ispirata all’opera ‘Tre Grazie’ di Antonio Canova, porta in scena 3 corpi maschili, 3 danzatori, 3 divinità e una persona comune che si interroga su identità, società e valore della “diversità”.

Silvia Gribaudi con Siro Guglielmi, Matteo Marchesi, Andrea Rampazzo

 

 

Non è la prima volta che sperimenti la pratica della residenza artistica per il progetto Graces, come definiresti quella di Artefici?

La residenza ad Artrefici è stata per tutto il team di GRACES  un’ importante tappa della ricerca.
L’opportunità di lavorare in un teatro attrezzato con uno staff tecnico sempre presente ci ha permesso in poco tempo di portare quasi a termine la produzione.
La bellezza di incontrare altri artisti potersi confrontare ci ha fatto riflettere sui processi creativi  e poi ci siamo anche divertiti moltissimo con i laboratori aperti al territorio che ci hanno restituito molta freschezza.

 
In Graces emerge forte il tema della bellezza in una chiave del tutto originale, come mai la scelta di questa tematica?

Sono sempre incuriosita dalla capacità di trasmettere in modi diversi questo tema.
Adoro poter mettere insieme corpi diversi che danzano e che trovano un modo per dialogare e capirsi.

 

Nel tuo lavoro si percepisce un’attenzione particolare al corpo, visto nella sua completezza e unicità, e un approccio ad esso non convenzionale. Puoi raccontarci qualcosa di più sul tuo percorso di ricerca?

Nel 2009 grazie al Premio per la giovane danza d’autore feci A CORPO LIBERO dove in scena creavo una coreografia dove la parti più “morbide” del mio corpo danzavano con la musica e sulle note della Traviata e valorizzavo un personaggio che  diventava un “manifesto” di libertà in maniera ironica spregiudicata.
Da allora ho continuato con spettacoli ma anche progetti OVER 60, inoltre diversi tipi di performance  tra cui R. OSA con in scena Claudia Marsicano e poi tantissimi progetti con cittadini.
Questa continua danza di corpi assolutamente semplici, non eccezionali ma totalmente umani mi accende da sempre  una passione,  che spero non si spenga mai, quella di andare oltre le paure che ci legano ad un concetto di forma e bellezza in cui credo che la maggior parte di noi non si riconosca.

 

Qual è il ruolo dello spettatore in Graces?

Mi auguro che in Graces lo spettatore sia felice e senta il proprio corpo danzare anche senza muoversi.

 

Hai fatto delle scoperte inattese attraverso questa residenza? 
Sì  in particolare ho scoperto quanto è meraviglioso poter lavorare con un team tecnico e organizzativo sempre presente che ringrazio tantissimo!!! Ringrazio Artisti Associati e anche Roberto Canziani che ci ha fatto da tutor durante il lavoro e ha restituito un bellissimo articolo del percorso .
Il valore della cura che abbiamo ricevuto  durante la residenza ha donato bellezza e fiducia  al lavoro e ora…andiamo verso il debutto del 28 giugno!

 

*Silvia Gribaudi è un’artista torinese attiva nelle arti performative e in progetti di relazione tra la performance dal vivo e il territorio attraverso attenti progetti di comunità che valorizzano le diverse fasce di età dei centri italiani o comunità di italiani all’estero. La formazione è in danza classica e moderna e fino al 2005 fa esperienze in qualità di danzatrice in attività molto diverse che le permettono di acquisire numerose esperienze. Nel 2009 con la performance A Corpo Libero è vincitrice premio pubblico e giuria GD’A Veneto. Vince con la coreografa canadese Tara Cheyenne il Victoria Chrystal Dance Prize 2014 con un sostegno per la nuova produzione “Empty.swimming.pool” a Vittoria – Canada. Nel 2016 e 2017 realizza la nuova performance R.Osa co-produzione con La Corte Ospitale con cui è finalista premio UBU come miglior spettacolo di danza e finalista premio rete critica 2017.

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