Nuovo Teatro Comunale di Gradisca d’Isonzo

martedì 06 febbraio 2018

PLAY WITH ME

coreografia Marta Bevilacqua
in scena Alessandro Maione Valentina Saggin
musiche Aphex Twin, Autechre, Dimitri Shostakovich, Crystal Fighters, Vittorio Vellai
elementi di scena Compagnia Arearea
Bobby è a cura di Belinda De Vito
disegno luci Daniela Bestetti
illustrazione Paolo Primon
foto Alessandro Rizzi
produzione Compagnia Arearea 2016/2017

tecniche di rappresentazione .

età consigliata da 8 anni

durata: 50 minuti circa

Info. & Prenotazioni:
Referente TeatroGiovani | Gabriella De Santis | tel. 0481.532317 | 

Play with me è uno spettacolo sul gioco: fisico e virtuale. Che cosa ci diverte? Passare da un gioco all’altro senza soluzione di continuità, far lavorare la fantasia, essere nei panni di qualcun altro, diventare ogni cosa, ogni animale.
Dire di sì e dire di no. Giocare, giocare e ancora giocare. Una danzatrice e un attore sulla scena scoprono la loro natura giocosa.
Mettono alla prova la durata del divertimento. Sullo sfondo i loro corpi narrano, senza parole e senza il c’era una volta, le infinite possibilità della danza contemporanea.

Usano il telecomando spesso per massaggiare le gengive quando spuntano i primi dentini. Il mouse è un oggetto familiare e tra le tecniche pittoriche adatte ad un treenne, si annovera sicuramente Paintbrush. La pappa l’hanno vista preparare con il microonde. Il cellulare era già nelle loro mani quando dovevano far sentire alla nonna che avevano imparato a dire “gatto”. Spesso il papà lo hanno visto, per tutto il primo mese di vita, solo con una videocamerina incastonata sull’occhio, al punto che pensavano fosse fatto così. Mamma li fotografa col cellulare ogni volta che combinano un pasticcio e prima di sgridarli o di ripulire, condivide su facebook. Il fratellone a volte si aliena del tutto con il DS in mano e finalmente gli si possono prendere tutti i giochi, tanto non se ne accorge. A scuola la maestra spiega la lezione e poi fa scrivere sul diario il link ad un filmato di youtube sullo stesso argomento.
Quando sono assenti, il compagno di banco manda i compiti per email, e le mamme hanno un gruppo di controllo compiti su WhatsApp.
Insomma…sono diversi da noi, non c’è dubbio. Io, fino ai diciannove anni, non possedevo nemmeno il cellulare. Quando frequentavo l’università, chiamavo casa il mercoledì sera da una cabina telefonica e poi…chi si è visto si è visto. Le mie amiche con figli sostengono che oggi, i loro, sono bambini “a banda larga” ovvero che hanno bisogno di andare veloci. E poi giù a ridere. Nel frattempo i bambini si muovono rapidamente e tendono a lasciare poco spazio vuoto.

E se anche Hansel e Gretel venissero sorpresi a giocare a Candy Crash nella casa caramellata della Strega, grassissimi e incapaci oramai di fuggire?

Se al posto degli stivali il famoso Gatto si ritrovasse ai piedi un Balanskate?

O se addirittura il Principe Azzurro si fermasse a giocare alla Wii anziché saltare a cavallo e liberare Cenerentola?

Allora sì che saremmo alla frutta (e rischieremmo di non accorgercene per giocare a Ninja Fruit…)

Qual è oggi il confine tra la realtà, quella dove si fa esperienza, e il gioco digitale? Che fine ha fatto il gioco, quello a due o a molti più s’intende, dove si è cacciata l’avventura?
Marta Bevilacqua


Abbiamo costruito lo spettacolo partendo da queste riflessioni e cercheremo spunti d’improvvisazione che possano rendere fertile l’azione comunicativa.
Abbiamo usato la parola il meno possibile, solo quando ci ha fatto divertire.
Ne è uscita la storia di due adulti-bambini che non sanno a che cosa giocare, che giocano senza sudare, che si imitano, che vincono e perdono.


La Compagnia Arearea ha come nervatura fondante la formazione sul corpo e sull’arte contemporanea. In vent’anni di attività si è distinta per l’immediatezza della sua pedagogia, per la complessità dei generi che racchiude, per la diversità delle sue proposte formative. In questa dimensione, dove la danza è offerta come uno spazio di agio e di tolleranza, non può mancare una progettualità puntuale sul rapporto con l’infanzia.

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