
04 > Abbonamento 20/21
> ore 21
DICEMBRE 2020 > turno Bianco
lunedì 21 > turno Rosso
martedì 22spettacolo rinviato
QUESTE PAZZE DONNE
di Gabriel Barylli
traduzione e adattamento Daniela Scarlatti, Claudia Tomio
regia Stefano Artissunch
con BENEDICTA BOCCOLI, ROSITA CELENTANO, MILENA MICONI
scene Matteo Soltanto
costumi Marco Nateri
luci Patrick Vitali
produzione a.ArtistiAssociati, Synergie Arte Teatro
durata: 95 minuti circa, atto unico
TRA COMMEDIA E MELODRAMMA VIVIAMO IL CAROSELLO DI SENTIMENTI E NEVROSI DI TRE DONNE SOLE. CONFESSIONI E SEGRETI IN STILE ALMODOVAR…
Tre donne sole, reduci da storie affettive molto diverse, si ritrovano a passare insieme la notte di Natale. Dalle loro confessioni, in bilico fra commedia e melodramma, emergono storie di amori negati e vissuti, intrecci, gelosie, figli segreti, in un colorito carosello di sentimenti e nevrosi femminili sullo stile di Almodovar. La piéce è uno sguardo autentico, divertente, sensuale ed intelligente sul mondo femminile.
L’opera è costruita su un mix di commedia e melodramma, giocata sull’alternanza tra il racconto presente e passato.
La Commedia, del giovane autore austriaco Gabriel Barylli, che ha avuto un grande successo in Austria ed in Germania, viene ora proposta in Italia in una nuova versione.
Note di Regia
Leggendo Queste Pazze Donne ho immediatamente pensato ad Almodovar ed al suo modo colorito di indagare il mondo dei sentimenti e delle nevrosi femminili, sicuramente le atmosfere dei suoi film, ricche di colori sgargianti sia nelle scenografie che nei costumi rispecchiano le anime “calienti” delle tre protagoniste.
Barylli come Almodovar, indaga il mondo femminile, rendendo azione le vicessitudini emotive dei personaggi catapultati a volte in situazioni fuori dal comune, perché quando si tratta di sentimenti anche ciò che può sembrare più assurdo in realtà appare verosimile.
Lo spettacolo celebra la donna come “inno alla vita”, è un pretesto per riconsiderarne il valore assoluto e per stimolare una riflessione che porti a scongiurare le discriminazioni e le violenze di cui purtroppo è ancora oggetto.
Stefano Artissunch