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UN SACCHETTO DI BIGLIE
> sabato 27 gennaio 2018, ore 21

>Due giovani ebrei riescono a sopravvivere con astuzia alle sevizie dei nazisti nella Francia occupata. Dal romanzo di Joseph Joffo.

>Le biglie come simbolo di un’infanzia che viene messa alla prova.

genere drammatico – regia Christian Duguay – cast Dorian Le Clech, Batyste Fleurial, Patrick Bruel, Elsa Zylberstein, Bernard Campan. «continua Kev Adams, Christian Clavier, César Domboy, Ilian Bergala, Lucas Prisor – paese Francia, 2017 distribuzione Notorious Pictures  – durata 110 min.

UN SACCHETTO DI BIGLIE
La vera storia di due giovani fratelli ebrei nella Francia occupata dai tedeschi che, con una dose sorprendente di astuzia, coraggio e ingegno riescono a sopravvivere alle barbarie naziste ed a ricongiungersi alla famiglia.


Parigi. Joseph e Maurice Joffo sono due fratelli ebrei che, bambini, vivono nella Francia occupata dai nazisti. Un giorno il padre dice loro che debbono iniziare un lungo viaggio attraverso la Francia per sfuggire alla cattura. Non dovranno mai ammettere, per nessun motivo, di essere ebrei.
Del romanzo autobiografico di Joseph Joffo, pubblicato nel 1073, esisteva già una versione cinematografica diretta da Jacques Doillon nel 1975. Perché allora realizzare un remake a più di quaranta anni di distanza? La prima risposta è giunta dal diretto interessato, Joffo, in una conferenza di fronte a studenti universitari che si può anche trovare su YouTube.

Si aggiunga anche un distacco da uno stereotipo abbastanza diffuso, presente nel film di Doillon, che riguarda l’indifferenza di tutta la Chiesa cattolica alla sorte degli ebrei. Le figure di sacerdote che compaiono nel film corrispondono ad incontri effettivi vissuti dai due ragazzi.

Detto ciò va rilevato come Duguay abbia mutato il punto di vista. Lo sguardo è sempre quello di Joffo ma non dell’adulto che descrive quanto accaduto nel passato. Lo spettatore è posizionato a fianco dei due fratelli che vivono come bambini la tragedia che sta loro intorno. Le biglie divengono così il simbolo di un’infanzia che viene messa alla prova ma finiscono anche con il rappresentare quella vita in famiglia a cui i due fratelli sperano di tornare. Lo sguardo culturalmente ‘distante’ (Duguay è canadese) favorisce poi una rilettura delle vicende che segue una schema noto ma lo depura da qualsiasi accento di retorica consentendo alle vicende vissute dai due fratelli di ‘arrivare’ alle nuove generazioni senza che queste se ne distanzino pregiudizialmente in quanto ‘già viste’ o comunque ‘old style’.

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