Come definiresti l’esperienza della residenza artistica ARTEFICI.?

È stato per noi un momento prezioso, che ci ha permesso di concentrarci al 100% sul lavoro, anche grazie al sostegno reale offerto da Artisti Associati in termini economici e lavorativi.

Quali tematiche affronta il tuo progetto e cosa lo rende importante per te?

MARCO Il progetto affronta diverse tematiche le più centrali sono identità, amore, amicizia, origine,  memoria, trasformazione.

BENEDETTA ma c’è anche la tematica dell’incontro tra solitudini. I tre personaggi nell’incontrarsi si scoprono, si rinnovano, si aprono al nuovo. L’identità, la scelta di ciò che decidiamo di essere è uno dei nuclei per me di questo lavoro, e forse anche uno dei nuclei più pulsanti. I personaggi sono come noi alla soglia dei trent’anni. Non credo il punto sia una questione anagrafica, ma sicuramente esiste un momento della vita in cui da giovani decidiamo consapevolmente di diventare adulti, o ci troviamo costretti ad assistere allo svanire della giovinezza. Credo sia quello che in parte accade in questa storia.

GABRIELE ciò che lo rende importante per me è che nasce dalla necessità di raccontare una generazione (o forse più generazioni) che non hanno un futuro verso cui proiettarsi e che finiscono per perdere lo slancio e rintanarsi nel passato. In qualche modo sono (siamo) bloccati. Credo che la risposta a questo immobilismo sia intorno a noi, siano gli altri.

Quali pratiche hai/avete utilizzato per il processo creativo durante questi giorni di residenza?

MARCO abbiamo iniziato cercando di verificare il materiale drammaturgico. Questo ha significato sezionare ogni aspetto, analizzarlo, rintracciare ciò che a noi interessava, fare delle ipotesi immaginando dei percorsi e delle dinamiche. Ovviamente con varie prove, vari tentativi. In maniera graduale. Interrogandosi e condividendo ognuno i propri pensieri sul da farsi e su quanto appena fatto.

BENEDETTA Abbiamo lavorato molto sul tema della trasformazione attraverso linguaggi molto diversi: lavoro sul corpo, sui vestiti, su alcuni materiali (tempere, argilla, corde, acqua). I vari percorsi si mischiavano e contaminavo gli uni con gli altri creando tanti strati di complessità. A tutto questo era affiancato un lavoro di lettura del testo, analisi, condivisione di spunti, di riflessioni artistiche e politiche, individuali e collettive.

Il momento più faticoso che hai/avete vissuto durante la residenza?

MARCO Per me i primi giorni sono stati i più faticosi. Il materiale nuovo con tutte le sue variabili inizialmente mi ha confuso.

BENEDETTA per me la fatica è molto dipesa dalla dispersività dei luoghi e dei trasporti. Sono stati faticosi i giorni in cui eravamo nella sala di Nova Gorica, che non essendo una sala teatrale rendeva il lavoro più difficile.

GABRIELE è stato faticoso dover chiudere il lavoro in un momento in cui cominciavano ad aprirsi tutta una serie di possibilità frutto della ricerca portata avanti durante la residenza. Ovviamente però bisogna sempre fare i conti con il tempo.

La scoperta più sorprendente che hai/avete fatto?

MARCO La cosa più sorprendente per me è stato scoprire quanto sia efficace, rapido, intenso, profondo, chiaro il rapporto che si è instaurato con il gruppo di lavoro. Intendo dire che mi ha stupito la semplicità con la quale si è lavorato insieme come se si lavorasse insieme da anni e anni.

BENEDETTA Concordo. Il clima di parità e collaborazione che si è instaurato, il modo in cui abbiamo affrontato tutto, dal lavoro alla vita quotidiana condivisa.

Una scoperta personale è stata invece quella di trovarmi così libera e deresponsabilizzata all’interno di un lavoro sul corpo che puntava a trasformare il genere. Non avrei mai pensato che il mio corpo potesse sentirsi oppresso nell’essere femminile, e invece spostandomi sul maschile ho provato un senso di liberazione e di serenità completamente nuovi.

GABRIELE credo che siamo riusciti a mettere tutte le nostre differenze a servizio del progetto, a credere fino in fondo che sia possibile o che sia rivoluzionario, anche se magari non lo è. Non avevamo mai lavorato tutti insieme e nonostante questo sembrava non avessimo mai fatto altro.

Quale sarà il prossimo step per il progetto?

Il prossimo step c’è già stato ed è stata la stesura della versione definitiva del testo. Adesso stiamo cercando nuove residenze artistiche e individuando Festival e realtà produttive interessate al progetto in modo da poter portare avanti il lavoro e trasformare le parole e la ricerca scenica in uno spettacolo.

Foto di Giovanni Chiarot

laura torelli