
Come definiresti l’esperienza della residenza artistica ARTEFICI?
Per noi ARTEFICI sono state due settimane fondamentali, un periodo di incubazione e concentrazione imprescindibile. Come è stato più volte rilevato nel confronto con Artisti Associati e con le altre realtà coinvolte, le residenze artistiche rappresentano una sorgente fresca per nel sistema produttivo italiano, una boccata d’aria che permette ai progetti di respirare e crescere secondo i loro tempi – che non sono i tempi del mercato o dei fatidici 21 giorni di prove –.
Quali tematiche affronta il tuo progetto e cosa lo rende importante per te?
Come un angelo in tutto questo bordello è un progetto che indaga la dimensione del senso del nostro vivere quotidiano, con le sue sfide, i suoi momenti di abbattimento e le sue ancore di salvezza. È uno studio sull’opera di Bernard Marie Koltès La notte poco prima delle foreste e racconta l’incontro fra due sconosciuti in una sera di pioggia, quando fuori regna una luce fioca e strana e andare avanti sembra impossibile senza qualcuno che ci tenda la mano.
Quali pratiche hai/avete utilizzato per il processo creativo durante questi giorni di residenza?
Abbiamo lavorato molto con la pratica dell’improvvisazione, della composizione scenica e dell’adattamento drammaturgico attraverso il montaggio di sequenze biografiche dell’interprete. Abbiamo proceduto dandoci dei compiti e verificando di volta in volta cosa accadeva sulla scena provando a seguire certe intuizioni, mettendo alla prova il testo di Koltès, cercando le nostre vie di avvicinamento al racconto e al suo misterioso portatore.
Il momento più faticoso che hai/avete vissuto durante la residenza?
Probabilmente fronteggiare la sempre fedele ansia da prestazione che ad un certo punto fa capolino e che insinua il sospetto che non ci sia niente di pronto da condividere per la restituzione finale. Ma per fortuna, l’ansia è stata accolta e così com’è arrivata da sola se n’è andata, restituendo la sedia su cui si era seduta alla fiducia in quello che stavamo facendo.
La scoperta più sorprendente che hai/avete fatto?
Scoprire come i semi piantati agli inizi di questo progetto, quasi un anno e mezzo prima di ARTEFICI, avessero misteriosamente attecchito e come fossero stati scelti e piantati con grande – per quanto a tratti inconsapevole – cognizione di causa.
Quale sarà il prossimo step per il progetto?
Proseguire nella ricerca di partner produttivi e occasioni residenziali che ci diano la stessa tranquillità di affrontare quanto ci manca del materiale testuale.
Foto di Giovanni Chiarot


