
Come definiresti l’esperienza della residenza artistica ARTEFICI?
Incredibilmente fruttuosa. Ciò che mancava al mio percorso di ricerca con ‘Walter’.
Quali tematiche affronta il tuo progetto e cosa lo rende importante per te?
In ‘Walter’ mi servo così del valzer a mo’ di strumento per ricreare un ambiente di incanto e di incontro, pensato per gli esseri umani più disparati. Con tutta me stessa vorrei dar vita a un ecosistema in cui i soggetti che lo abitano, che ne fanno esperienza, riescano a rintracciare il piacere dello stare insieme, quella pura e semplice emozione di chi va in una
ballroom per divertirsi o in piazza per incontrare un amico. Scambiarsi un sorriso, uno sguardo, a volte segreto, furtivo, mantenendo anche una certa segretezza. Come in una relazione fugace, in un flirt, in un incontro inatteso.
Con ‘Walter’ ho iniziato a dirottare la mia ricerca sul “cambio del punto di vista”, in relazione alla dualità pubblico/performer. La performance si crea infatti nell’ambiente che la ospita e chiunque sia presente è performer dell’opera stessa e la ricerca si muove così in un sistema coinvolgente pur nella sua rigidità, volendo creare un’esperienza totalizzante.
Quali pratiche hai/avete utilizzato per il processo creativo durante questi giorni di
residenza?
Ogni sera tornavamo a casa e scrivevamo delle lettere il cui destinatario era Aurelio Di Virglio (presente in residenza con noi come sguardo drammaturgico) e lui il giorno successivo le avrebbe unite creando una tela/poesia dalla quale saremmo partiti per approfondire la ricerca in sala prove.
Il momento più faticoso che hai/avete vissuto durante la residenza?
Beh, direi che l’intera residenza è stata tanto faticosa quanto incredibilmente meravigliosa. L’arrivo di Aurelio Di Virgilio, al quale avevo chiesto un grande aiuto riguardante la drammaturgia del lavoro, ha smosso un po gli equilibri e i punti fermi che secondo noi erano una conferma e ciò, invece, ha permesso al lavoro di svelarsi in quanto tale, con tutta la sua forza emotiva che lo contraddistingue.
La scoperta più sorprendente che hai/avete fatto?
Che noi esseri umani abbiamo una gran voglia di emozionarci ancora, ancora e ancora.
Quale sarà il prossimo step per il progetto?
Il debutto e mi auguro un grand tour di più comunità possibili in Italia e non solo.
Foto di Giovanni Chiarot


