
Intervista al collettivo M_I_N_E – Artefici 2019
Venus_esercizi per un manifesto poetico
Periodo di residenza dal 1/9 al 13/9 e 13-14/11/19
autore: M_I_N_E
coreografia e performance: Siro Guglielmi, Francesco Saverio Cavaliere, Fabio Novembrini, Roberta Racis, Silvia Sisto
produzione: Associazione Culturale Zebra / ZebraCulturalZoo
In quanto collettivo appena nato è la prima volta che insieme sperimentate la pratica della residenza artistica? Come definireste quella di Artefici?
La prima residenza del collettivo risale a Marzo 2019, per quattro giorni abbiamo per la prima volta intrapreso un discorso di collettivo presso il CSC, Centro per la Scena Contemporanea di Bassano del Grappa. E’ stato per noi un banco di prova, per capire se concretamente potessimo mettere le basi per la costruzione di una identità plurale in cui ciascuno di noi abbraccia una poetica e una ricerca coreografica come creatore e interprete al contempo.
A Bassano ha preso forma l’idea di “Esercizi per un manifesto poetico”, il nostro prima lavoro in cui parliamo attraverso la nostra danza del processo di creazione del collettivo e della sua identità coreografica, estetica e artistica.
La residenza di Artefici è stata la prima residenza in cui abbiamo concretamente iniziato a lavorare come un Collettivo. Nel corso della residenza abbiamo elaborato metodologie di lavoro inedite per ciascuno di noi. Firmare un lavoro coreografico in cinque implica una ripartizione dei compiti, un dialogo continuo fra di noi come interpreti e come creatori. La residenza ad Artefici ha inoltre segnato l’inizio della collaborazione con il compositore Samuele Cestola e con Gaia Clotilde Chernetich, nostra drammaturga nel corso della residenza.
Come vi siete scelti tra voi e perché l’idea e la necessità di fondare un collettivo?
Siamo amici da diversi anni, abbiamo condiviso insieme momenti importanti delle nostre vite artistiche e personali. Abbiamo studiato insieme, abbiamo danzato nella stessa compagnia come interpreti per altri coreografi. Quando ciascuno di noi ha intrapreso la sua carriera di freelance ci siamo mancati, abbiamo sentito e tenuto vivo il desiderio di danzare insieme, di parlare di danza e di vederci. Riunirci in un collettivo significa per noi dare maggior forza al tentativo di metterci in discussione come danzatori e autori che desiderano rivendicare uno stile, un’estetica, una ricerca coreografica, scenica e di movimento e un diverso\nostro approccio alla realtà.
Durante la prova aperta, il pubblico ha assistito in diretta all’inizio della scrittura del vostro Manifesto Poetico e alla nascita del collettivo M_I_N_E. Il processo di “scrittura” è ancora aperto? Come continuerà?
Per il pubblico è come guardare dentro la Factory di Worhol, o dentro una bottegha di artisti o assistere a una riunione di Dadaisti che scrive un manifesto, solo che noi facciamo tutto questo danzando, agendo, muovendoci. Il processo di scrittura coreografica è ancora aperto non soltanto con riferimento a “Esercizi per un manifesto poetico” ma con riferimento al Collettivo. Siamo cinque danzatori e cinque personalità molto differenti, trovare un discorso coreografico comune che ci permetta di essere un corpo unico senza semplificare o appiattire le diversità e la complessità intrinseca in ognuno di noi richiederà tempo per elaborare un linguaggio, un metodo di creazione e composizione a cinque e una progettualità nel lungo periodo.
Quali sono le urgenze/idee/proposte che vorreste comunicare e trasmettere con il vostro Manifesto e il vostro stare insieme?
Il Manifesto è un modo per noi per fotografare questo momento. Serve a darci delle regole che varranno per il tempo in cui decideremo di creare insieme. Queste regole possono avere un contenuto molto concreto e organizzativo o un contenuto più legato al nostro immaginario artistico ed estetico, al modo in cui abbiamo deciso di danzare e fare coreografia e a quali valori in generale vogliamo aderire non solo nell’ambito della danza e della perfomance, è un discorso ad ampio spettro, che tocca anche le nostre vite. Ve lo riportiamo, nella sua versione odierna ancora in corso d’opera, per poterne parlare insieme.
“Pratichiamo la poetica del corpo, il movimento, la libertà creativa, l’intuizione, l’immaginazione al di fuori di ogni preoccupazione estetica, nuove spazialità, la multidimensionalità di genere.
Danziamo la pura astrazione e il puro realismo, la massima negazione dell’oggettivo e la sua massima affermazione, la materializzazione di suoni interiori ed esteriori ,180 bpm, chemical beat, glam rock, noise, progressive, pop, musica classica, il silenzio.
Non disdegniamo l’esplorazione della fenomenologia delle emozioni, la trascendenza poetica, le iconografie fantasiose, l’onirico, il gioco disinteressato, le costruzioni geometriche, le forme riconoscibili, l’inquietudine, l’erotica del corpo, le prospettive molteplici, le conclusioni provvisorie, il nonsense, il divertimento, un atteggiamento ironico e caustico. Rinunciamo agli approcci unicamente intellettuali, alle identità definite, all’autoreferenzialità, ai ready made, alle riproduzioni bidimensionali. Scegliamo di presentare e di non rappresentare, di esplorare mezzi, tecniche di realizzazione, contro- egemonie, di sfuggire all’utilitarismo.”
Questo nostro manifesto crediamo sia in primo luogo la nostra dichiarazione d’amore per la danza, per il suo potere evocativo. Cerchiamo una profondità nella leggerezza, non vogliamo rinunciare al virtuosismo e a un certo formalismo per parlare di emozione ed empatia senza mai essere descrittivi. Quello che vogliamo rivendicare è anche una certa libertà nell’approccio e nell’uso dei linguaggi, l’esigenza di farlo insieme e non da soli in risposta a un tempo presente e a un mercato della danza che in generale ci spinge nella direzione della solitudine, ci chiede di razionalizzare e verbalizzare tutte le nostre intuizioni coreografiche, che non ci permette di sbagliare, un pò come tutta la società.
Avete fatto delle scoperte inattese attraverso questa residenza?
Crediamo che questa residenza sia stata e sarà molto importante per il nostro percorso artistico. E’ stato bello scoprire che ciascuno di noi ha delle attitudini collaterali a quelle di danzatore che crediamo si riveleranno molto utili nel corso del tempo, anche per delineare una ripartizione dei compiti all’interno del collettivo. Alcuni di noi hanno mostrato di avere un inatteso piglio organizzativo, altri una spiccata capacità compositiva, altri una vocazione all’insegnamento. Più che scoperte inattese per il resto abbiamo avuto delle piacevoli conferme; in passato avevamo già avuto modo di conoscere Gaia Clotilde Chernetich, ma lavorare con lei ci ha fatto comprendere quanto sarà importante per noi lavorare con un drammaturgo di riferimento, specie in questo primo periodo di lavoro insieme come Collettivo. Abbiamo inoltre avuto riprova di un forte desiderio comune, quello di danzare e creare insieme speriamo per tanto tempo.